Tecnologia

È vero che gli italiani sono diffidenti per la tecnologia?

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Oggi la tecnologia è il nostro pane quotidiano, la ritroviamo ovunque e ci consente di fare tantissime cose, utili e meno utili.

Tuttavia, in Italia non tutti vedono la tecnologia come un’opportunità ma la trattano con diffidenza.

Che cosa potrebbe influire sull’inclinazione per la tecnologia? Il DNA, la storia, l’astrologia? Il pesci segno zodiacale potrebbe essere più propenso alla tecnologia di un ariete?

A darci una risposta è uno studio del Digital transformation Institute secondo cui gli italiani vedono nella tecnologia più un nemico che un alleato. Ma a cosa è dovuta questa riluttanza verso la tecnologia in Italia?

Tecnologia in Italia: perché c’è tanta diffidenza?

La trasformazione digitale oggi è sempre più presente nella nostra quotidianità, ma gli italiani mantengono un certo timore di restarvi intrappolati.

Secondo lo studio sopracitato, uno dei dati più rilevanti emersi è quello che riguarda il rapporto tra percezione tecnologica e tutela dell’ambiente. Dalla ricerca appare che i cittadini più attenti alla salute dell’ambiente vedano nella tecnologia più un nemico che un alleato.

Stefano Epifani, docente di Internet studies alla Sapienza e presidente del Dti, spiega: “È un quadro complesso e variegato. Se da un lato gli intervistati sembrano portati a pensare che la digitalizzazione sia qualcosa di positivo, dall’altro emerge un timore consistente nei confronti di questo cambiamento, che si rafforza man mano che si entra nel dettaglio di quali tecnologie stanno effettivamente prendendo piede nella nostra quotidianità”.

Tecnologia, tra rischi e opportunità

Da quanto si apprende dallo studio realizzato in collaborazione con Ipsos, che ha preso in considerazione 800 intervistati rappresentativi degli italiani, è emerso che il 92% degli intervistati ritiene che il digitale rappresenti una vera forma di innovazione.

Tuttavia, il 71% delle persone è convinto che si debbano ancora comprendere e conoscere a fondo i rischi della tecnologia.

Inoltre, il 65% degli intervistati è del parere che la trasformazione digitale sia causa di diseguaglianza, che fa aumentare il rischio della perdita di posti di lavoro e di far accrescere le ingiustizie sociali.

Il docente Epifani spiega tali risultati affermando che “è significativo come la paura nei confronti della tecnologia aumenti proporzionalmente al diminuire della competenza: meno si conoscono le tecnologie, più le si temono”.

Dato che dipendiamo così tanto dalla tecnologia per fare ciò che sembra quasi tutto al giorno d’oggi, sembra un po’ controintuitivo pensare che abbiamo improvvisamente perso la fiducia nel settore nel suo insieme. Ma solo perché ci affidiamo alla tecnologia quando facciamo il nostro lavoro o andiamo a scuola non significa che vediamo i giganti della tecnologia mondiale come entità virtuose. Eppure, ci fidavamo di loro. Allora, cosa è cambiato?

Tecnologia e salvaguardia dell’ambiente

Gli intervistati, pur dimostrandosi sensibili sul tema della salvaguardia del pianeta (il 74% degli intervistati ha ben chiara l’urgenza del tema), solamente per il 10% utilizzano in modo regolare applicazioni a supporto della riduzione dei consumi, mentre il 13% le utilizza raramente. Ancora più allarmante è il dato relativo al 27% degli intervistati che non ne conosce l’esistenza e addirittura il 49% non utilizza queste tecnologie pur sapendo della loro esistenza.

Vi sono anche app dedicate alla gestione del ciclo dei rifiuti o alla riduzione dello spreco alimentare, ma il 38% degli italiani non le conosce e il 35% non le utilizza pur conoscendole.

A questi dati risponde così il docente: : “Le ragioni alla base di questa diffidenza, per quanto abbiamo potuto constatare, sono le più disparate. Da un lato c’è la diffidenza verso la loro reale efficacia, dall’altro c’è un senso diffuso di timore verso qualcosa che non si conosce bene e che non è così diffusa come lo sono le più comuni app che installiamo tutti i giorni”. Tuttavia, “questo insegna molto sull’importanza delle istituzioni nell’aumentare il livello di consapevolezza e di competenza digitale degli italiani di ogni età”.

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